giovedì 24 aprile 2008

L'appanico dolce

Sono in attesa: una mia amica ha portato fuori il cane che avrei dovuto portare io e non torna più.

Ecco. Queste sono le attese che crogiolano il mio stomaco come non mai. Per una passeggiata con cane dovrò bere maalox e, se l’attesa sarà ancor più lunga di quanto lo è adesso, mi toccherà slinguazzare anche qualche goccia di lexotan. Terribile quanto io sia debole ed emotiva. Mi basta poco, decisamente poco, per sentirmi appanicata, agitata, senza difese, in balia del presente, come se io non avessi alcun potere su me stessa e se da una parte mi dispiaccio di queste mie debolezza, dall’altra me ne rallegro, perché proprio non sarei capace di vedermi in altro modo. Ho bisogno dei miei lati deboli, dei miei difetti, anzi ho bisogno più dei miei difetti che dei miei pregi, perché io così mi rendo conto che quando qualcuno mi vuole bene, mi vuole bene davvero, perché chi riesce a sopportarmi a lungo non è la solita stella cadente di passaggio.

Nel frattempo la mia amica è tornata sana e salva.

“Dove sei stata, porco cane? Mi stavo preoccupando!”

“ Mi sono fermata a chiacchierare. Che carina sei a preoccuparti…”

Volevo ribatterle che mi preoccupavo per il cane, ma ho messo da parte quella stronzaggine che, purtroppo e a volte, fa parte dei miei difetti.

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