martedì 8 aprile 2008

Bianchino mi fece strusciar, di striscio, le strisce


Dentro di me c’è un diavoletto di nome Bianchino che mi fa fare cose inaudite. Ogni tanto sbuca fuori e hopppp! Mi frega.
Uscivo dal supermercato Billa. Sentii il “clock” della porta a vetro che si chiudeva e, probabilmente, quel rumore acuto, rinvigorì il Bianchino che, destato e ringalluzzito, incominciò a darmi colpi di solletico all’occipite.
Iniziai a sentire le bollicine al naso. Lo starnuto fu ovvio. Quando riaprii gli occhi, dopo il colpo di naso, mi accorsi che a due metri da me avevano appena colorato di bianco le strisce pedonali e quel bianco così sgargiante m’accecò iride e pupilla in un “batter d’occhio”. Fui fortunata: mi aggrappai tenacemente [ e dire che la tenacia mi evita come una lebbrosa] alla giacca di un bel signorotto col culo a poppa e il mento a prua. Dopo 7 minuti e 11 secondi di barcollamento plurimo, la vista mi ritornò ma, con essa, anche Bianchino, bello tosto e incazzato come un animale tenuto, per troppo tempo, in gabbia.
“Vendeeeeeeettaaaaa” mi ululava seduto a cavalcioni sul mio povero e illibato timpano.
“Vendeeeeeeettaaaaa!” mi sghignazzava, certo della sua vittoria, tirandomi, a gran forza, un pezzo di colon discendente.
Ero, senza tanti giri di parole, in preda a dolori atroci e a ronzii voraci. M’accovacciai a terra, a quattro zampe, farfugliando cose strane e, con la coda dell’occhio bieco, mi accorsi che un signore mi guardava spaventato.
“Vaffanculo, stronzo!” gli urlai con fare cagnesco, colorando i miei mugugni con un “Grrrrrr, baubaurgggg” e con qualche particolare colatura di bava giallognola, stile muco bronchiale da asfissia. Il signore scomparve e io ringraziai gli dei, uno ad uno, leccando le scarpe di un orsetto giostra che si trova all’uscita del supermercato.
Poi, oramai preda e predatrice di me stessa, adocchiai finalmente le strisce pedonali, colpevoli di tutto quello che mi stava capitando.
Il balzo fu famelico: zompai su quelle strisce bianchissime scartando, come un Nedved femmina, tutti i paletti plastificati rossi, alla faccia dell’incredulità della gente.
Mentre mi strusciavo come una puzzola sulle fasce bianche,insozzandole di me e di Bianchino, arrivò un poliziotto che mi intimò “Eih tu, fermati!! Ma sei matta???”
A quel punto detti di matto: la divisa del tipo mi fece piombare nella follia più pura. Lo assalii con il mio canino migliore e gli feci, a piena schiena, un bel tatuaggio a sangue, sotto le sue urla bestiali che ricamarono una eco su tutto il cielo sovrastante.
Morale: non stuzzicar cagna che si struscia, di striscio, sulle strisce

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